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      Mi rincresce non haver osservato nissuno aspetto di quelli che V. S. m'ha mandato, perchè S. A.(366) se n'è ito un pezzo fa in vila, et s'ha portato seco l'occhiale; ma in ogni modo, senza altra isperienza, molto lo credo.
      Non ho veduto ancora l'opra scritta contro V. S.(367); ho cercato qui in Brusselles, et non l'ho trovata, onde ho mandato in Anversa per haverla, et anco scritto a certi pochi mathematici per haver i loro pareri: ma m'immagino che sarà una Cremoninata. O come camina bene la osservation di Plutarco contro V. S.! Possibile che si ritrovino al mondo huomini così goffi, et quel ch'è peggio, che sian quelli stimati li saputi? Che cosa si potrebbe far al mondo per farli confessar la verità, se il fargliela veder con gl'occhi proprii non basta? D'una parte me ne rido, dal'altra mi vien colera et voglia quasi di dire, come disse quel buon religioso: Se io fussi Meser D. Dio, non soportarei che vivesse tal razza d'huomini irragionevoli. Ma credo che questo Meser D. Dio, che regna, lasci costoro acciò servano per bufoni alla madre natura.
      Quanto al'occhiale d'un solo vetro, che V. S. crede che più tosto s'acosti al'iperbole che alla parabola, perchè mi pare che quello che unirà tutti i raggi che sopra quello cadono, l'un l'altro paraleli, in un punto, quel tale sarà l'ottimo, et parendomi tale effetto dover esser fatto dal parabolico, perciò mi credeti, quella esser la forma a ciò atta(368): pure mi rimetto al suo infalibil giuditio. Et quanto al fabricarlo, io m'ero pensato molte vie; ma pure una che più delle altre mi par riuscibile, era il pigliar uno specchio concavo parabolico, de' quali se ne trovano di molto perfetti, et in quello gettar della materia del vetro liquefatta, et spianarlo poi dal'altra parte: et così credo che neanco si guastarebbe lo specchio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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