V. S., che n'ha comodità apresso quel Ser.mo tanto virtuoso (se li par riuscibile), potrebbe provarlo, et veder un poco che effetto facesse il parabolico.
V. S. s'assicuri poi, che non desidero cosa al mondo maggiormente che ocasione di poterla presentialmente servire, et godere della sua conversatione et participar delle sue stupende contemplationi; le quali cose io antepongo ad ogni altra cosa che di gusto mi potesse incontrar al mondo. Ma poi ch'io mi son dedicato al mestier del'armi, voglio provar di aspetar tanto che venga ocasione ch'io possa veder alcun anno di guerra; perchè insoma tra soldati non si guarda a nulla altro, se non alla pratica et al tempo che alcuno è stato in guerra, sebene fano cose grandissime certe bagatelle da ridere: ma Dio guardi dir così fra loro. Come poi io habbia veduta un po' di guerra, non mi terebono catene ch'io non venissi a starmene in Firenze; habbia ocasione di servir quel Ser.mo o no, so bene che non mi sarà mai levato ch'io non serva V. S. molto Ill.re, alla quale di tutto cuore baccio le mani, pregandola farmi degno de' suoi comandamenti.
Di Brusselles, il dì 24 Giugno 1611.
Di V. S. molto Ill.re
Affmo. Ser.reDaniello Antonino.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r mio Col.mo
II Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
545.
CRISTOFORO GRIENBERGER a GALILEO [in Firenze].
Roma, 24 giugno 1611.
Non conoscendo alcuna fonte manoscritta di questa lettera, la riproduciamo dalla prima stampa, che è nel vol. II (pag. 104) dell'edizione Bolognese delle Opere di GALILEO.
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