Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VIII, car. 30. - Autografa.
Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Per la lettera scritta da me a V. S. la settimana passata, haverà inteso come recevei la sua con l'inclusa per il S.r Cremonino, et haverà anco avuto la risposta di quella.
Mi piace ch'ella sia ritornata nella pristina sanità.
Fui uno di questi giorni dal detto S.r Cremonino, et entrando a ragionare di V. S., io le dissi, così burlando: Il S.r Galilei sta con trepidatione aspettando ch'esca l'opra di V. S. Mi rispose: Non ha occasione di trepidare, perchè io non faccio mentione alcuna di queste sue osservationi. Io risposi: Basta ch'ella tiene tutto l'opposito di quello che tiene esso. O, questo sì, disse, non volendo approvare cose di che io non ne ho cognitione alcuna, nè l'ho vedute. Questo è quello, dico, c'ha dispiacciuto al S.r Galilei, ch'ella non habbia voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l'habbia veduto; e poi quel mirare per quegli occhiali m'imbalordiscon(506) la testa: basta, non ne voglio saper altro. Io risposi: V. S. iuravit in verba Magistri; e fa bene a seguitare(507) la santa antichità. Doppo egli proruppe: Oh quanto harrebbe fatto bene anco il S.r Galilei, non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà Patavina! Sopravenero alcuni, onde finissimo il nostro dialogo. Questa sua opra non uscirà se non quest'inverno(508). Non faccia V. S. che le penetri ch'io le scriva queste cose.
Di Germania non ho lettere, questa posta. La nuova della lettura Pisana ha sconcertato assai questi nostri amici(509), che la speravano.
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