Baccio a V. S. la mano, et me le riccordo non meno desioso che obligato di servirla. N. S. la conservi.
Di Roma, li 20 d'Agosto 1611.
Di V. S. molto Ill.re et molto Ecc.te
Aff.mo per ser.la sempreFed.co Cesi Mar.se di Mont.li
Fuori: Al molto Ill.re et molto Ecc.te Sig.r Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
573.
LODOVICO CARDI DA CIGOLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 23 agosto 1611.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VI, car. 209. - Autografa.
Ecc.mo Sig.r mio,
È tornato di Bolognia uno molto virtuoso Monsigniore(551), il quale dice che il Magino à ancho esso uno ochiale, et che non fa mai altro che mirare la luna et le stelle, ridendosi di questi bachiochi che dichino ch'elle non ci siano, et di questi non ne tiene conto nissuno; et già vedetelo che non diede risposta a quello che già io scrissi a V. S. di Roma. Dice ancho che poco importa l'avere o non avere scoperto prima queste cose, ma che bene importa ora il trovare il corso di queste quattro stelle di Giove, et che in questo sarà tutta la lode, nel quale lui, per ritrovar, fa del continuo le sue osservazioni con continua diligenza, e spera in breve di conseguire il suo fine; et questo Mons.re se lo crede, perchè dice essere del Magino sua propia professione più che di nissuno altro. Imperò V. S. solleciti, perchè, sebene io ò detto che la gli à ritrovati, nondimeno, come homo di poca autorità, non mi danno fede; sì che sollecitate, nè vi ritardino cotesti malefici, acciò che il Magino od altri non vi trapassino, m[a] siate il primo, sì come siate stato allo scorgerli, et in questo et in altro, sì come spero in Dio le abbia da sucedere: del che ne lo prego, come per mio servizio propio.
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