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      Dico per tanto, tre principalmente esser le cause, dalle quali persuaso e convinto ho stimato e stimo che le montuosità lunari siano per tutta la sua visibil circonferenza. La prima delle quali è, che essendo la superficie della [vedi figura luna3.gif] distinta in due parti, per così dire, integrali, cioè in quella che meno vivamente riceve il lume solare (per lo che vulgarmente la domandiamo le macchie) et nell'altra più chiara et splendente, delle quali due parti questa, e la più lucida, si diffonde sino all'ultima circonferenza, et le macchie si raccolgono nelle parti più interne, senza che alcuna di loro (per quanto si vede) si distenda sì ch'arrivi alla circonferenza; in oltre, scorgendo noi col telescopio come le macchie lunari sono egualissime, ritrovandosi solamente in alcune di loro sparse alcune poche quasi isolette o scogli (che altro esempio più simile per hora non mi soviene(580)); et all'incontro vedendosi, frequentissime esser le eminenze et le cavità nelle parti più chiare, sì che (siami lecito usar questa parola) le pianure et piccole e rare vi si ritrovano; io non so qual ragione deva persuadermi a negare che simili asprezze si distendino sino all'estrema circonferenza, la quale dalle parti più chiare solamente (per quanto l'occhio ci mostra) è ingombrata. Ciò veramente non haverei io mai potuto fare senza defraudare la propria coscienza, la quale poi continuamente mi haverebbe mormorato all'orecchio queste parole: Fratello, tu neghi le inegualità nell'ultima circonferenza lunare, perchè tu non puoi assegnar ragioni, che quietino, all'obbiezzione, onde è che quelle non si veggono?; et ben che forse tu satisfacia a qualcuno, tu sai bene che non satisfai a te stesso.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





Fratello