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      [vedi figura 576d.gif] La seconda e più potente ragione è questa. Il termine e confine che divide la parte illuminata della [vedi figura luna3.gif] dall'oscura, col mostrarsi anfrattuoso, merlato et tortuoso, è, come di sopra si è dichiarato, uno de gl'argomenti potentissimi et necessariamente concludenti l'asprezza della superficie lunare: ma tali anfratti, merlature e tortuosità si scorgono sempre in detto confine, ancorchè ei sia vicinissimo all'ultima circonferenza visibile della [vedi figura luna3.gif]; il che accade in quattro termini, ciò è nella prima et nell'estrema apparizione della [vedi figura luna3.gif], quando avanti e doppo il novilunio si dimostra falcata, ma sottilissima, et un giorno avanti et uno doppo il plenilunio: adunque le lunari montuosità già indubitabilmente si spargono et estendono vicino all'ultima circonferenza lunare. Ma perchè in tali luoghi le dette merlature et adombrazioni si veggono in scorcio, mediante lo sfuggimento et incurvazione della globosità della luna, appariscono solamente lunghe, ma strette et sottili, come nella presente figura si scorge: dove le medesime inegualità del confine, che nella quadratura, per esser vedute in faccia o maestà, appariscono grandissime tanto per lunghezza quanto per larghezza, trasferite vicino all'ultima circonferenza lunare, dove si veggono in scorcio et quasi in profilo, perdono assai della larghezza, et appariscano lunghe sì, ma strette et sottili, perchè pochissimo se gli eleva il raggio visuale. Ma trasferendole finalmente sin all'ultima circonferenza, sopra la quale la vista non ha elevazione alcuna, quivi in consequenza totalmente si perdono; il che accade nell'esquisito plenilunio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834