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      Qui non posso dissimulare un poco di ammirazione che mi apportano alcune parole del P. Biancano, quando nella lettera(581) a V. R. scrive: Che poi veramente non vi siano monti in quel giro, lo dimostra l'osservazione, massime quando la [vedi figura luna3.gif] è sì vicino al plenilunio che pare tonda, perchè allora non si veggono adombrazioni verune, se non poche, nella parte però opposta al sole; le quali poco doppo spariscono, e resta il giro della [vedi figura luna3.gif] tutto lucido, senza alcuna ombra o segno di inegualità(582). Meravigliomi, dico, come S. R. habbia trascorso di notare, che procedendo nel plenilunio i raggi della nostra vista per le medesime linee rette con i raggi del sole, impossibil cosa è di veder alcuna delle parti ombrose, sì come impossibil cosa è che resti ombra dove arrivano i raggi solari: anzi che, per essere il diametro del sole assai maggiore dell'intervallo tra le nostre pupille, i raggi solari abbracciano et illuminano maggior parte delle bassure vicine alla circonferenza lunare che quello che noi veder possiamo, essendo che i nostri raggi visivi si parton dall'occhio nostro come da vertice e conicamente si vanno allargando sino al perimetro lunare, et quei del sole, per l'opposito, derivando dal corpo solare come base, conicamente si vanno verso la [vedi figura luna3.gif] ristringendo; sì che maggior parte della [vedi figura luna3.gif] abbraccia l'illuminazione del sole, che non fanno(583) i raggi della nostra vista. Io ho gran sospetto che questi PP. discorrino circa la faccia della luna veduta da noi, come se ella fosse non il convesso di una meza palla, ma una superficie circolare distesa in piano; nel qual caso si vedrebbono le proiezzioni dell'ombre, procedenti dalle eminenze, non meno spaziose e grande verso l'estremità, che intorno alle parti di mezzo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





Biancano