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      Osservisi hora tanto nella crescente quanto nella decrescente luna, et tanto nel superiore quanto nell'inferior corno; et vedrannosi incontro all'una et all'altra estremità di esse(584) corna, per assai lunghe distanze, poste nell'ultima circonferenza una, due e tre cuspidi illuminate, staccate non solamente dalla punta del corno, ma tra di loro divise e distinte: il quale effetto in modo alcuno non accaderebbe, quando l'esteriore et ultima visibil circonferenza della luna fusse eguale e non montuosa. Ma che tali cuspidi illustrate si vegghino per grandi intervalli disgiunte solamente dall'estremità delle corna, et non dal confine dell'ombra incontro alle parti di mezzo, cioè incontro al ventre, la ragione sarà manifesta a chi delle diverse vedute in virtù della prospettiva sarà capace, et se considererà che le cuspidi incontro al ventre non solamente ci volgono la parte di loro aversa al sole, et però tenebrosa, ma che gli spatii ombrosi, che dalla parte luminosa le separano e distinguono, si perdono, per esser da noi veduti in scorcio; ma le cuspidi e cime poste incontro all'estremità delle corna non solamente ci mostrano, almeno per fianco, la loro parte illuminata, ma gli spatii tra esse et il confine della luce ci si rappresentano non in scorcio, ma in proffilo, et secondo la loro massima lontananza da esso confine; e gli staccamenti, cioè gli spatii tra l'una e l'altra cuspide, non sono perchè esse sieno realmente discontinuate e separate, ma perchè la parte della superficie lunare tra quelle frapposta resta adombrata, e per ciò invisibile.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834