Di V. S. molto Ill.reAff.mo Ser.re
Gallanzone Gallanzoni.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.re P.ron Oss.moIl Sig.re Galileo Galilei.
586.
GIULIO CESARE LAGALLA a LUIGI CAPPONI [in Roma].
Roma, 22 settembre 1611.
Cfr. Vol. III, Par. I, pag. 313-314 [Edizione Nazionale].
587.
LODOVICO CARDI DA CIGOLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 23 settembre 1611.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VI, car. 215. - Autografa.
Ecc.mo Sig.r mio,
Andai con Mons. Dini dal Padre Grienbergiero, et per impedimento non si lesse, ma ce la prestò(619); et io l'ò copiata, perchè mi pare bellissima, et mi pare sia da lasciar vedere, et tanto più per cagione del parere dato il Padre Clavio, del quale ebbi copia dal segretario dell'Ill.mo Sig.r Cardinal Dal Monte: et la vo' legare davanti, et così se arò, come mi à promesso Monsignore, quella di Perugia. Il qual Monsignore dice, che saria bene che poi V. S. le facesse stampare tutte insieme. Sto aspettando quella del Colombo(620); però la se ne ricordi.
Li scrissi già come il Cavalier Passigniani à fatto le osservazioni del sole la mattina e la sera, et che le machie che vi sono le vede in diversi aspetti, et n'à viste già et notate molte; et mi dice che le vole mandare a V. S., et che oltre alla diversità degli aspetti le vede più apparenti et più spente le nere(621), et maggiori che se siano nella superficie di verso noi, et poi girando ora verso il mezzo(622) et ora verso la circonferenza per linee spirali si inmergano nel corpo luminoso. Io non so: non ò visto, et malvolentieri mi risolvo e mi ardischo a tentare se l'ochio mi serve, sebene egli dice che guarda un pocetto, et levato la vista, ritorna di quivi a un poco, et vede benissimo e quanto egli vole.
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