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      Nè occorre accusarmi come inventore di favolette e poco divoto osservatore del suo valore, perchè in vero il S. Cardinale(643), senza ch'io gliel domandassi, affermò, con sommo mio stupore, ch'ella habbia detto di non conoscermi. Hor se quel Prencipe habbia voluto co 'l suo bello e fecondo ingegno partorire questa novella, a guisa di molti altri nobili pensieri, non so: l'autorità di V. S. mi persuade, l'osservanza che le porto me 'l fa credere, e quel suo puro e limpido affetto mi necessita a tenere per sicuro, ch'egli habbia finta la storietta. Ma sia come si voglia, è stato tanto grave errore l'haver accennato al S. Marchese, con particolar tenerezza e soavissimo lamento, che il S. Galileo habbia scancellata la memoria del povero Demisiani dal suo animo? Io no 'l niego di non haver sentito affanno per tal cagione, perchè, sì come me ne pregio d'essere in quel sacrario della sua memoria riposto, così ne sentirei estrema afflittione d'esser levato: nè sarebbe uguale il suo et il mio danno, poco, anzi nulla, importando a V. S. la perdita della mia servitù; a me sì, che sarebbe d'infinito danno il non havere un padrone tale, quale non saprebbe generare la stessa Cortesia: alla protettione e favori di cui mi raccomando, baciando le mani a V. S., pregandole dal Cielo ogni maggior e miglior felicità.
     
      Da Roma, li 14 di Ottobre 1611.
      Di V. S. molto Ill.e et molto Ecc.
     
      Oblig.mo Ser.
      Gio. Demisiani.
     
      Fuori: Al molto Ill.e et molto Ecc. Sig.r mio Oss.moIl S. Galileo Galilei.
      Fiorenza.
     
     
     
      596*.
     
      MARGHERITA SARROCCHI a GALILEO in Firenze.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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