Subito ch'io intesi questo fatto, che costui s'era incaminato a Firenze, diedi parte all'Ill.mo S.or Card.le Giustiniano, per impedire costoro che non procedessero più oltre; dal quale ho tratta la risposta che lei vede nell'occlusa, et ho di nuovo replicato all'istesso Cardinale come deve fare per ponersi in sicuro che l'artefice non n'habbia a far d'altri. Supplico dunque V. S. a darmi parte della qualità del detto specchio, che l'ha benissimo veduto et essaminato, et lo può di nuovo vedere, perch'è restato nella guardarobba di S. A. Ser.ma sino che il Bindoni lo fa levare; et quello che lei mi scriverà in confidenza, restarà sepulto in silentio, mettendogli però in consideratione che deve tenir più conto di me che del Bindoni, et che puoco gli può pregiudicare ch'all'occasioni io dica che detto specchio è stato da lei scoperto per falso et mal lavorato: però quando vorrà ch'io lo taccia, lo farò, et bastarà a me saper la pura verità per certo mio fine.
Mi dispiace che sia nato questo disordine, et ch'io sia in obligo di farne qualche honorato risentimento. Non son più lungo che in raccordarmi desiderosissimo di servirla sempre, et sto con molti altri qui aspettando con gran desiderio di goder qualche sua fatica intorno alle sue inventioni et scoprimenti celesti. Il S.or Roffeni le bacia le mani, sendo convalescente d'una ferita ricevuta un mese fa in testa, nell'andar di sera a casa, da 4 armati; et io fo l'istesso, dandogli l'augurio di felicità et contentezza del presente anno nuovo, che lo possa per Divina Bontà godere con molt'altri appresso.
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