Io non lascio intanto di fare quel che mi si conviene: così si degni il Signore di gradire il mio affetto. E qui di cuore le rendo gratie, e le bacio le mani.
Di Roma, li 20 di Genn.o 1612.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Aff.mo Ser.reG. Batta Agucchi.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill. et Ecc.mo S.r mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.
647*.
GALILEO a [MARGHERITA SARROCCHI in Roma].
Le Selve, 21 gennaio 1612.
Arch. Gonzaga in Mantova. Raccolta di autografi. - Autografa.
Molto I. Sig.ra et Pad.na Cole.ma
Il poema di V. S. mi è pervenuto ben condizionato(754), ma ben ha trovato me in malissima condizione, travagliato da molte e molte indisposizioni, e tutte gravi e fastidiose. E perchè io stimo che la prima origine dependa dalla malignità dell'aria iemale di questa città, mi sono da 10 giorni in qua ritirato in una villa di aria più salubre: con tutto ciò il male ha preso tanto piede, e siamo in tempi tanto austeri, che per ancora non posso sentir benefizio alcuno, ma me ne sto travagliando, con molti dolori di petto, di rene, con una grande effusione di sangue, del quale ho quasi vote le vene, et con una continua vigilia; le quali cose, insieme con altre ancora, mi rendono inetto ad ogni operazione di corpo, e di mente ancora. Però se io sarò breve in rispondere alla sua cortesissima lettera, et in rendergli le debite grazie del continuar ella con tanta benignità in conferirmi de' suoi favori, scuserà l'impotenza mia, la quale non mi permette di affaticare il pensiero, non che la mano, senza grandissimo nocumento.
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