Lo feci, come dico a V. S., per mio cappriccio; ma poi venendo al'orecchie di questo Prencipe(773), l'ha voluto vedere, il quale non solo mostrato, ma gliel'ho ancora donato. Hora il contrasto c'ho in questo è ridicoloso; perchè questi bei spiriti Italiani non vogliono in maniera alcuna che e' sia, dicendo queste formali parolle: Com'è possibile che quello che tanti grandi huomini non hanno potuto fare, hora l'habbia questo giovinaccio, che poi non ha mai veduto guerra, fatto? Hor ved[a] V. S. s'ho ocasione di ridere più che di disputare. Ma lasci[amo] i loro contrasti, chè se parlassero diri[tta]mente, io li darei raggione; che so bene che da questo moto a quello d'un molino d'acqua non è altra diferenza, se non che la caggione del moto di quello è da tutti veduta, ove questa non così. Ho ritrovato maniera, ad istanza di questa Altezza, d'applicar questo moto irregolare ad un regolare, per far caminar un horologgio. Son apunto hora sul cominciar ad porla in opra: sarà machina assai artificiosa, et spero che riuscirà; il che se riesce, io ne mandarò poi il dissegno a V. S. Fra tanto mi conservi suo servitore, et mi favorisca d'alcuna sua nova speculatione alcuna volta. Le baccio le mani.
Di Brusselles, il dì 4 Feb.io 1612.
Di V. S. molto Ill.reServidor Aff.mo
Daniello Antonino.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r mio Pad.ne Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
D'altra mano: fr.ca fin Mantoa.
653*.
FEDERICO CESI a GALILEO [in Firenze].
Acquasparta, 4 febbraio 1612.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VIII, car.
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