Et perchè mi pare che V. S. nel fine, dicendo che saluta tutti i Lincei et lui in particolare, mostri forse di credere sia anch'egli Linceo, però sappia che non è, et che se fosse stato non havrebbe in alcun modo scritto contro le sue opinioni; chè ciascuno di noi scriverà sempre per lei, seben non ve n'è di bisogno et quelli istessi che li scrivono contro le accrescono lode, come ben disse il Porta del Sitio(811). In oltre V. S. sa quelli che sono Lincei, et non se n'ammetterà mai alcuno senza sua saputa; et quelli che s'haveranno ad ammettere non saranno schiavi nè d'Aristotele nè d'altro filosofo, ma d'intelletto nobil e libero nelle cose fisiche.
Hora, in conformità di ciò, fo saper a V. S., che me se ne propongono in Roma doi: il S.r Luca Valerio, che lei molto bene conosce, né occorre io m'affatighi per dipignerglielo; il S.r Angelo de Filiis, giovane come di famiglia nobile et antichissima, così d'ingegno acuto et già versato nella filosofia, di molta cognitione delle cose naturali et secreti, desiderosissimo di far gran profitto ne' studi et attissimo a ciò, et da potersi anco adoprar ne' nostri officii attivi. Volentieri tanto più l'ammetterei per haverne in Roma sofficiente numero, dovendosi incaminar il negotio con haver primieramente gl'huomini degni, nè essendo qui altri Lincei che li SS.ri Fabri, Stelluti, Molitor(812), che è di partenza(813), et Terentio, che è Gesuita. Non farò altro se prima non sento che le ne pare, et le scriverò di mano in mano altri particolari et il successo di tutte le cose.
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