E cosģ meraviglia sarą appresso dei Peripatetici che il corpo immutabile si muti, e sii hor scuro hor chiaro; ma appresso di me meraviglia sarebbe se il corpo lucido non havesse dentro di sč, come fonti della lucidezza sua, parti oscure e maculose. E non occorrendomi altro, li rendo i baciamani da parte del P. Priore e di tutti questi Padri, duplicati, et io me li offero, come sono, servitore obligatissimo.
Di Badia, l'8 di Maggio 612.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
Fo riverenza all'Ill.mo Sig. Filippo, mio Patrone.
Oblig.mo Ser.re e Dis.loD. Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
675.
GALILEO a FEDERICO CESI [in Roma].
Le Selve, 12 maggio 1612.
Riproduciamo questa lettera, della quale non conosciamo alcuna fonte manoscritta antica, dalle Lettere memorabili, istoriche, politiche ed erudite scritte e raccolte da ANTONIO BULIFON, ecc. Raccolta quarta. In Napoli, presso Antonio Bulifon, 1697, pag. 31-34, dove vide per la prima volta la luce. Una copia di mano del sec. XIX, trascritta quando fu messa insieme la raccolta Palatina dei Mss. Galileiani, č nella Bibl. Naz. di Firenze, Mss. Gal., Par. VI, T. VI, car. 27-28, e deriva probabilmente dall'edizione del BULIFON.
Io non posso per ancora dar a V. S. Illustrissima nuove della mia sanitą; anzi pur vanno continuando le mie indispositioni, et tuttavia mi trattengo alla Villa, dove ho cominciato a purgarmi per veder di superar il male. Ho notato il mio nome conforme al suo comandamento, e le rendo gratie di tanto favore, sendosi ella degnata di darmi luogo tra uomini di tanta eccellenza(839).
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