Intorno al quale argomento mando a V. E. copia della lettera che scrivo al Signor Marco Velseri, dove vederà accennata l'opinion mia, nella quale sono però resolutissimo et sicuro che non si è per trovare che il fatto sia altramente da quel che io dico; cioè che le dette macchie sono nella superficie dell'istesso corpo solare, dal quale sono portate in giro, rivolgendosi egli in sè stesso nello spatio d'un mese lunare incirca da ponente verso levante, conforme a tutte l'altre conversioni celesti; quivi se ne produchino continuamente e se ne dissolvano, sendo altre di più lunga et altre di più breve duratione, secondo che noi le veggiamo maggiori o minori, e più o meno dense et opache: vannosi per lo più mutando di giorno in giorno di figura, e spesso una si divide in due o tre e più, et altre, prima separate, si uniscono; imitando in somma i particolari sintomi delle nostre nugole, le quali, sendo ubbidienti a' massimi et universali movimenti della terra, diurno et annuo, non restano però d'andarsi mutando di figura e di sito tra di loro, ma dentro a picciolissimi confini. Sopra di ciò non ponga V. E. dubio alcuno, perchè ne ho dimostrationi necessarie.
Sono alla fine della mia purga, e domattina credo che piglierò l'ultima medicina; non però spero di essere per ridurmi nel pristino stato di sanità, non havendo usato troppo esquisita diligenza nell'astenermi da i disordini, et in particolare dall'aria notturna, dalla vigilia e da continua fatica et agitatione di mente: sì che in questo sono stato, e posso essere, poco ubbidiente al consiglio del Signor Fabri(857); ma non sarò già tale in eseguir gli altri suoi comandamenti concernenti al commodo suo, qualunque volta le piacesse di honorarmene, sì come desidero.
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Signor Marco Velseri Signor Fabri
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