Con che, reverente gli bacio la veste, e dal sommo Dio gli prego il colmo di felicità.
Di Firenze, li 15 di Giugno 1612.
Di V. S. Ill.ma et R.maDevot.mo et Obbligat.mo Ser.re
Galileo Galilei.
699.
GALILEO a [PAOLO GUALDO in Padova].
Firenze, 16 giugno 1612.
Bibl. Marc. in Venezia. Cod. XLVII della Cl. X It., n.° 18. - Autografa.
Molto Ill.re e molto R.do Sig.re Osser.mo
Ho inteso per la gratissima sua(903) quanto passa sin hora in proposito della lettera mia circa le macchie solari; di che mi prendo gusto, et in particolare di quelli che, per non havere a credere, non vogliono vedere: et il gusto procede perchè io sto sempre sul guadagnare e mai sul perdere, perchè continuamente si vien convertendo qualche incredulo, e de i già persuasi mai non se ne ribella veruno; perchè tutto 'l giorno si vanno scoprendo nuovi rincontri in confermazion della verità; la quale chi l'ha dalla banda sua, sta bene, e può ridere nel veder gl'avversarii sbattersi et affaticarsi in vano. Ho anco un'altra consolazione: che queste macchie solari, e gl'altri miei scoprimenti, non son cose che col tempo passino via e non ritornino così per fretta, come le stelle nuove del 72 et 604 o come le comete, che pur finalmente si perdono e danno agio, con la lor mancanza, di riposarsi a coloro che, mentre esse furon presenti, stettero in qualche angustia; ma queste gli terranno sempre al tormento, perchè sempre si vedranno: et è ben ragione che la natura mandi una volta a vendicarsi contro l'ingratitudine di coloro che tanto tempo l'hanno bistrattata, et che per certa loro sciocca ostinazione voglion tener serrati gl'occhi contro a quel lume ch'ella, per loro insegnamento, gli tien sempre davanti.
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