Ecco che ella finalmente con caratteri indelebili ci mostra chi ell'č e quanto ella sia nemica dell'ozio, ma che sempre et in ogni luogo gli piace di operare, generare, produrre e dissolvere, e queste sono le sue somme eccellenze. Ma non voglio hora entrare in materie da non esser capite in una lettera.
Ho ricevuto dal S. Velsero avviso(904) come la mia gl'č pervenuta, e che gl'č stata grata; ma che Apelle per hora non potrā vederla, per non intender la lingua. Io l'ho scritta vulgare perchč ho bisogno che ogni persona la possi leggere, e per questo medesimo rispetto ho scritto nel medesimo idioma questo ultimo mio trattatello(905): e la ragione che mi muove, č il vedere, che mandandosi per gli Studii indifferentemente i gioveni per farsi medici, filosofi etc., sė come molti si applicano a tali professioni essendovi inettissimi, cosė altri, che sariano atti, restano occupati o nelle cure familiari o in altre occupazioni aliene dalla litteratura, li quali poi, benchč, come dice Ruzzante, forniti d'un bon snaturale, tutta via, non potendo vedere le cose scritte in baos, si vanno persuadendo che in que' slibrazzon ghe suppie de gran noelle de luorica e de filuorica, e conse purassč che strapasse in elto purassč; et io voglio ch'e' vegghino che la natura, sė come gl'ha dati gl'occhi per veder l'opere sue cosė bene come a i filuorichi, gli ha anco dato il cervello(906) da poterle intendere e capire. Contutto ciō vorrei che anco l'Apelle e gl'altri oltramontani potessero vederla; e qui, per esser io occupatissimo, haverei bisogno del favore di V. S. e del S. Sandeli(907), il quale mi facesse grazia di trasferirla quanto prima in latino e mandarmela poi subito, perchč in Roma č chi si č preso cura di farla stampare insieme con alcune altre mie.
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S. Velsero Apelle Studii Ruzzante Apelle S. Sandeli Roma
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