In oltre, que' che stimano il rilevo delle statue, credo certo che ciò facciano, credendo che con questo mezzo possano esse più facilmente ingannarci e parerci naturali. Or notisi questo argomento. Di quel rilevo che inganna la vista, ne è così partecipe la pittura come la scultura, anzi più; poichè nella pittura, oltre al chiaro et allo scuro, che sono, per così dirlo, il rilevo visibile della scultura, vi ha ella i colori naturalissimi, de' quali la scultura manca. Resta dunque che la scultura superi la pittura in quella parte di rilevo che è sottoposta al tatto. Ma semplici quelli che pensano che la scultura abbia ad ingannare il tatto più che la pittura, intendendo noi per ingannare l'operar sì che il senso da ingannarsi reputi quella cosa non quale ell'è, ma quella che imitar si volle! Ora chi crederà che uno, toccando una statua, si creda che quella sia un uomo vivo? Certo nessuno: et è ben ridotto a cattivo partito quello scultore, che non avendo saputo ingannar la vista, ricorre a voler mostrare l'eccellenza sua col voler ingannare il tatto, non si accorgendo che non solamente è sottoposto a tal sentimento il rilevato e il depresso (che sono il rilevo della statua), ma ancora il molle e il duro, il caldo e 'l freddo, il delicato e l'aspro, il grave e 'l leggiero, tutt'indizi dell'inganno della statua.
Non ha la statua il rilevo per esser larga, lunga e profonda, ma per esser dove chiara e dove scura. Et avvertasi, per prova di ciò, che delle tre dimensioni, due sole sono sottoposte all'occhio, cioè lunghezza e larghezza (che è la superficie, la quale da' Greci fu detta epifania(921), cioè periferia o circonferenza), perchè delle cose che appariscono e si veggono, altro non si vede che la superficie, e la profondità non può dall'occhio esser compresa, perchè la vista nostra non penetra dentro a' corpi opachi.
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Greci
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