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      Alle macchie solari sta tutta volta la mia curiosità. Da poi che hebbi la sua prima lettera, le ho guardate più diligentemente per dodici mattine continuate: e truovo in somma esser vero, per quanto io posso comprendere, ciò che V. S. n'afferma. E perchè quel che fa la maggior maraviglia è che si disfaccino e produchino di nuovo, parmi anche di essermi chiarito a sufficienza di questa parte, la quale o non fu conosciuta o creduta dall'autore delle Lettere scritte al Velsero, sicome anche ch'elle non eschino dello spatio delli due tropici. Ma il passare più oltre nel considerare che cosa elle sieno, e quale sia la materia, e l'efficiente et il fine loro, non è cosa da esser determinata se non dall'ingegno di V. S., e di più perchè solamente in quel ricinto, et non dai lati, si truovino. Intanto io desidererei di sapere se si possa raccoglier da altro, che dal movimento universale delle macchie, che 'l sole si muova intorno al suo centro, perchè si potria talvolta affermare che 'l suo ambiente si movesse, et [egli] stesse fermo; e di più, se la contiguità delle macchie pervenghi al corpo solare, o pure siano esse vicine al medesimo come le nuvole alla terra, perchè in tanta distanza pare che non si possa determinare una differenza di sì piccolo intervallo; et oltreacciò, se di quelle che si sono ascose nell'occaso V. S. ha mai veduto nascerne alcuna dall'orto doppo quindici giorni, sì che dalla figura loro si potesse affermare essere quelle di prima nascostesi; e finalmente mi faccia gratia di significarmi se le macchie che si veggono nel corpo di Giove patischino alcuna alteratione, o sieno immobili et sempre d'una forma, a guisa di quelle della luna.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





Lettere Velsero Giove