128-129. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio,
Il Sig.r Marchese, secondo me, subito auto la lettera di V. S., se ne andò a Tivoli, nè so che sia anchora tornato, se non è tornato oggi: et il Sig.r Luca(964) lo vidi, et li lessi come avevamo a essere insieme al ritorno del Sig.r Marchese per legger la lettera insieme: però non li posso dir niente.
Del libretto stampato(965), sentii da uno di lettere che a questi filosofi dava un poco gusto; et mi credo avengha lo istesso come quando Micelagniolo cominciò a architetturare fuori del'ordine degli altri fino ai suoi tempi, dove tutti unitamente, facendo testa, dicevano che Micelagniolo avea rovinato la architettura con tante sue licenze fuori di Vitruvio; per lo che sentendone io alcuni, li risposi che gli scambiavano, perchè Micelagniolo non aveva rovinato la architettura, ma gli architetti, perchè se non avevano disegnio come lui, volendo scerzare come l'asino d'Apuleo, ad imitazione del canino cascavano nel precipizio, et se facevono le loro architetture come prima così semplice, apparivano cose triviali. Però non si sbigottischa; séguiti allegramente, perchè non per questo dicano che la non sia valentuomo.
Cosimo li manda alcune osservazioni delle machie del sole(966). Io non ò mai potuto atenderci pur ancho i giorni delle feste, nè egli le può fare a altra ora, per lo scomodo della casa che non si vede: però accetti il buono animo. Si andrà adestrando; et io farò, quando posso, fuori di questa furia, la quinta figura, dove è tre machie grandi.
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