Pure vedrò se si potrà acomodare un regolo unito con l'ochiale, che si possino fare più giuste. S'ella à modo megliore, me ne avisi.
Fui finalmente, saputo il ritorno del Sig.r Marchese, da lui; et rimanemo, come egli aveva l'altra lettera, fussimo insieme con il Sig.r Luca(980): del quale pure se ne può far poco capitale, perchè è più imerso che mai in quello umore solito della S.a M.tà S.(981), la quale è im molta necessità, et lui vuole per sovenirla e mancare alle sue propie; et talmente v'è immerso, che si può dire imbestialito. Però lo aiuto che havevo per bene intendere quelle dimostrazioni geometriche del libretto di V. S.(982), non potendo da lui, ò trovato, mentre sono a S.a Maria Maggiore, il Padre proccuratore Don Orazio di Santa Persedia(983), monico di S.a Trinità; et credo che sia quello. Basta: mostra di leggerlo con molto gusto, et mi serve molto bene, et lo trovo molto cortese, et m'à pregato al farli per parte sua caldamente un baciamani. Se le rimanderete in qua, l'arò caro, per mostrargliele.
Fui dal Padre Ganberghier, il quale mi disse che havea auto i duoi libretti, ma che non l'avea ancor finito di leggiere. Credo lo facesse per fuggire di dirmi il suo parere, sebene gli uscì a dire che nella maggior parte V. S. averà ragione, ma che lo aveva così scorrendo letto. Basta: io vi veggo un modo sempre sospetto e non libero.
Il Sig.r Marchese è da sei giorni che io non l'ò visto, ma mostra d'essere tutto suo. Vi debbe avere scritto il suo desiderio, che le due lettere le arebbe fatte stampar qua et che li pareva passare meglio et con più honor suo.
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