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      33. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Eccll.mo Sig.r mio Oss.mo
     
      Volesse Iddio che io così prontamente potessi dare la compita sanità a V. S. et al Sig.r Welsero, commone amico nostro, come io di buon cuore le ne vado augurando: il quale hieri, fra l'altro, mi scrisse queste parole:
      Del mio stare, l'affermo questo, che il male continua ad affligermi con lunghe et dolorose tirate et con brevissime intermissioni, quae tamen ipsae non sono totalmente sincere; onde mi persuado che gli miei mancamenti del non risponder, o del responder succintamente, debba trovare appresso alli amici pietà, non che perdono, come disse il buon poeta.
      Et veramente s'ha d'havere compassione a questo buon Signore, come anco a V. S., che, con tutto ciò che stanno male, non tralasciono d'affatigarsi per il bene publico. Però prego Iddio, poichè non posso altro, che da qui a molti anni mi possa rallegrare con ambedue in questo giorno solennizzato per la institutione dell'ordine nostro(991), poichè anco il Sig.r Velsero è delli nostri(992), et spero d'havere fatto un buon guadagno per li Lyncei. Sono certo che V. S., per la stretta amicitia che tiene seco, haverà piacere. Et per fine baccio le mani a V. S., pregandola che mi faccia questa grazia a non affatigarsi a rispondere nè a me nè all'altri Lyncei, atteso che habbia più cara la sua salute che le sue letere, le quali per altro rispetto ci sarebbono carissime.
     
      Di Roma, alli 17 d'Augusto 1612.
      Di V. S. molto Ill.re et Eccll.maAff. Ser.
      Giovanni Fabro Lynceo.
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Eccll.mo Sig.r mio Oss..mo


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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