Ma non per questo solo prego V. S. a perdonarmi(998) della tardanza, ma per due cause ancora più importanti. L'una è, ch'havendo io sempre nell'animo la sua imagine, et ragionando spesso di lei col nostro S.r Cigoli et altri ammiratori del valor di V. S., parmi di star con lei; onde così sfogandomi, viemmisi ad impigrire il mestiero della penna. L'altra, che V. S. dee provar meglio di me, è che noi altri filosofi, sovente astratti nella contemplation delle cose ch'alla misura del tempo non soggiacciono, la lunghezza di esso, ch'a molti suol parer grande, riputiamo per nulla, o al più un momento.
Ma quanto al suo Discorso, per quel poco che la S.ra Margherita m'accennò, certo che V. S. move un gran dubio contra i Peripatetici nella materia del giaccio: nè della sua legierezza, come che io in varii modi habbia tentato di render la ragione conforme alli principii d'Aristotele, ho potuto trovarla sin qui tale che mi sodisfaccia, et non mi tiri in un pelago di dubii sempre magiori. Ma qualunque si sia la verità, in somma mi piace molto, al mio solito, il filosofar libero, et non come per regole d'una certa grammatica filosofica, o filosofia grammaticale, se però filosofia se dee chiamare quella che per lo più hoggi dì s'usa per tedio di starsi a roder l'unghie in contemplando con vero disidero di saper la verità, et non per acquistar cicalando apparenza d'huomo dotto. Quanto che la figura non giovi per sè stessa allo star de' corpi gravi a gala, V. S. ha ben ragione; et non dubito che le ragioni di V. S., che quanto prima di veder procurerò, non siano per darmi magior sodisfatione di quelle che mi sovengono.
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