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      Roma, 1° settembre 1612.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VIII, car. 147-148. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.re mio Oss.mo
     
      Io non mi credeva che sì agevolmente si dovesse scrivere contra il Discorso di V. S., come ho veduto dalle Considerationi(1020), che, insieme con la cortese sua lettera, il S.re Marchese di Monticelli mi ha favorito di farmi rendere; ma nel vero tale è anche l'oppositione, che, quando pur meriti che si ribatta, non ha da recare altra noia a V. S., che la sola opera dello scrivere, e di replicare nel più le medesime cose già dette. Perchè, lasciamo stare che l'autore ha tralasciati o fuggiti tanti luoghi e ragioni principali, a' quali non ha risposto, nè ha forse saputo che si opporre contra le pruove matematiche, et più cose ha affermato senza sofficiente pruova o dimostratione; a me pare, che dove si è faticato più per la difesa di Aristotele, non habbia manco levato in individuo l'obiettioni, ma solo habbia tentato di farlo generalmente, e schifato con de gli scherzi il vigore di quelle, avendo pur anche dato segno in alcun luogo che nè anche quel che afferma Aristotele della larghezza della figura sia del tutto vero e sicuro; sì come le risposte fatte per difendere ciò ch'egli ha detto dell'ago che si affonda, delle cose che si muovono più velocemente come sono di maggiore peso, benchè sieno della stessa spetie, et altre tali, non mi sono parute bastevoli. Io mi son avvisato, per la maniera del trattare, che l'autore sia facilmente il Papazzoni, condotto, non è molto, a leggere a Pisa, il quale è veramente riputato gran Peripatetico: ma, qualunque egli sia, potea fare meglio l'officio suo; o contra chi ha la dimostratione sensata dalla sua, non ha saputo che dirsi di più forte.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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