Mando a V. S. alcune nove speculationi del mio amico circa res caelestes(1045), quali ho consentito siano stampate principalmente rispetto alle osservationi che mi do a credere siano per esser grate a tutti gli amatori et investigatori del vero, non mi arrischiando di pender nella decisione del resto più da una parte che dall'altra, poichè manco il mio affetto non mi permette di applicarvi l'animo debitamente. Intendo che V. S. ha scritto una seconda copiosa lettera sopra questa materia, diretta a me, quale non mi è ancora venuta vista(1046), ma la sto aspettando con singolar desiderio; restando fra tanto con bacciar a V. S. la mano cordialissimamente et pregarle ogni bene.
Di Aug.a, a' 28 di 7mbre 1612.
Di V. S. molto Ill.e et Ecc.maAff.mo Servit.e
Marco Velseri.
Fuori: Al molto Ill.e et Ecc.mo S.or mio Oss.moIl S.or Galileo Galilei.
Firenze.
772.
FEDERICO CESI a GALILEO in Firenze.
Roma, 29 settembre 1612.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VIII, car. 157-158. - Autografa.
Molt'Ill.re et molto Ecc.te Sig.r mio Oss.mo
Mandai subito a Mons.r Agucchia l'operetta del lettor di Pisa(1047), havendola però prima veduta et ponderati i scarsi rifugii del'autore.
Quanto alla dedicatione delle sue osservazioni solari, concorro seco nella dignità e nobiltà del'opra, stimandola et conoscendo debbia esser da tutti stimata sopramodo; et farei anco il rimanente, quando non mi trovassi haver quasi compito un mio trattato, dove pienamente dimostro l'importanza delle celesti osservazioni e novità scoperte da V. S., et l'obligo che deve haverseli da tutti i dotti et studiosi, e quanto ne godano l'intelletti liberi, tacciando a bastanza l'invidia, che fa gridar gl'altri e la poca sicurezza de' loro fondamenti, che li fa temere e risentirsi; quale pensai da principio, visto che sia da V. S., dedicar al'istesso Granduca: di maniera che, dovendo così più pienamente sodisfarmi e servirla in opra propria, non potrei ripeterlo in semplice lettera dedicatoria.
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