Rendo infinite gratie a V. S. del favore che mi usa in questa occasione: et il S.or Marchese Cesis farà cosa degna della professione che tiene, di esser protettore delle virtù et buone lettere, facendo stampar l'una et l'altra lettera quanto prima, come intendo che ha risoluto. Le figure delle osservationi faranno un poco di difficoltà; ma se si ristringeranno in forma minore, occuperanno poco spazio. Desiderarei grandemente che Apelle havesse visto questa scrittura, prima che stampare gli suoi ultimi discorsi; et pure considero che per qualche rispetto è forse meglio a questo modo. Io non mancharò di communicargliela, saziato che me n'habbia prima un poco: ma egli patisce una grand'incommodità, di non intender la lingua italiana; et le traslationi, oltre che procedono lentamente, spesse volte perdono non solo l'energia dell'originale, ma pervertono ancora il senso, se l'interprete non è molto perito.
Il S.or Sagredo ritenne per alcuni giorni il trattato delle cose che stanno sopra acqua, così pregato da un senatore suo amico, che gli fece molta instanza di poterlo leggere: forse sarà stato Protogene. Io lo ne dispenso tanto più facilmente, quanto che ho havuto sorte di veder un'altra copia, la cui lettura mi convertì in modo, et non mi vergogno di confessarlo, che ciò che da principio mi parve paradosso, hora mi riesce indubitato, talmente incastellato et imbastionato de ragioni et isperienze, che certo non so discernere come et dove gli adversari siano per assaltarlo; se bene sento che non se ne possono dar pace.
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Marchese Cesis Apelle Sagredo Protogene
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