So ch'ella haverà piacere di sentir nova del mio ben essere: così potessi io dimostrarmi non indegno del molto amore che si è compiacciuta sempre di portarmi, se non in altro, almeno in qualche buon frutto degli studii ch'ella medesima ha piantato con buona mano. Ma qual arbore potrebbe nei nudi scogli fermarsi con buone radici, non che render frutto alcuno, anzi non seccarsi del tutto nell'afflusso continuato delle acque salse? Io ho procurato però sempre con diligenza, et procuro tuttavia, quando arrivo pure alcuna volta a qualche tranquillità di animo, di non tralasciar quella poca coltura ch'io posso, per mantenervi il verde almeno alla radice, et per non perder in tutto la speranza di mandar fuori pur un giorno qualche virgulto. Piaccia intanto a V. S. Ecc.ma, come io le vivo devotissimo servitore, così haver memoria di me, degnandomi di qualche sua gratia; che per fine le facio riverenza, et le mando qui occluse le lettere del Sig.r Danielle a lei drizzate, ch'egli dal Friuli ha inviato qui da me già alquanti giorni(1069), seben mi sono capitate solamente l'altro hieri.
Treviso, 13 8bre 1612.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Devot.mo et Oblig.mo
Paulo Aproino.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r, mio Sig.r et P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
783.
FEDERICO CESI a [GALILEO in Firenze].
Roma, 13 ottobre 1612.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII, car. 48. - Autografa.
Molt'Ill.re e molto Ecc.te Sig.r mio Oss.mo
Mi mandò il S.r Marco Velsero l'altr'opra d'Apelle ascosto(1070); e appunto l'havevo fornita di scorrere, e consideravo ricercasse una terza lettera da V. S., quando m'è gionta la sua delli 8 del presente, nella quale m'accenna il suo pensiero di sodisfarli, che molto mi piace.
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