Marchese, mi sono quasi tutte commoni, et so che V. S. non sta sempre con perfetta sanità; la quale causa fa che anco il Sig.r Velsero non può complire con li Sig.ri Lyncei, et mi commanda in quest'ultima sua(1126) che io da parte sua scriva a V. S. Le parole sue sono queste:
V. S. mi fa venire l'aqua alla bocca, depingendomi inanzi tratto l'editione della Letera sopra le machie solari colla risposta del Sig.r Galilei, tanto polita. Ma dicami, di grazia, se l'une et l'altre resteranno nella lingua Latina et Italiana, come furono scritte, o se si accorderanno per via di traslatione. Apelle ne riceverà gusto indicibile, scrivendomi egli ultimamente in tal proposito: Epistolam, una cum Galilei observationibus, accepi. Oblector incredibiliter, quando video eas cum meis, meas cum ipsius, ad unguem convenire. Intueberis, conferes, miraberis, delectaberis, cum animadvertes, in tanta locorum distantia, alterum cum altero tam belle concordare, quoad numerum, ordinem, situm, magnitudinem et figuram macularum. Quod si tam bene mihi cum Galileo, vel ipsi mecum, conveniret de corporum istorum substantia, pulchrior coniunctio excogitari non posset. Interim, dum discrepamus sententiis, amicitia conglutinemur animorum, praesertim cum ad unum scopum tendamus utrique, qui est Veritas; quam nos eruturos, nequaquam diffido. Sarà bene che V. S. avertisca il Sig.r Galilei, poichè io non posso fare il debito.
Finhora scrive il Sig.r Velsero, il quale pure sento dire vada alquanto migliorando. Spero che queste operette stampate in Roma gli debbano dare la vita; et credo gli debba anco piacere che le sue letere si stampono appresso, benchè io finhora non glil'ho voluto avisare.
| |
Velsero Lyncei Letera Galilei Latina Italiana Epistolam Galilei Veritas Galilei Velsero Roma
|