Et in Bologna particolarmente, in honore del Sig.r Galilei, senza depressione dell'altro, di cui ho affermato haverlo, come lo ho, per uno de' primi Peripatetici d'Italia, ho, in via di discorso, con varii amici, ragionato di quelle gratiose dispute dell'acqua che si hebbero tra questi due alla tavola del G. Duca(1189); nel che io restai (qual se ne sia la cagione) molto più sodisfatto delle prove del Sig.r Galilei, che delle risposte del Sig.r Papazzoni. Tanto ho detto, e non so perchè non lo dire: anzi, hor che mi ricordo, il Sig.r Andrea Alamanni la mattina d'Ogni Santi, a desinar col Sig.r Cardinale(1190), me ne sentì ragionare alla lunga, senza che io biasimassi persona. Hora, tornando io qua e nelle prime sere incontrandomi con il Sig.r Papazzoni, e salutandolo et offerendomeli, però senza adularlo, egli tutto ridente mi offerisce con molta affettuosa cortesia che io vada a prender possesso della casa sua: indi immediatamente, facendomi sovvenire di quei personaggi che questa città somministra alle scene a corrispondenza de' nostri Cecco Bimbi, comincia a riscaldarsi, inviperirsi, lasciarsi mezzo cadere il ferraiolo, a soprabbondar co' gesti, dicendomi maravigliarsi che io havessi sparlato di lui. Io, a questo inaspettato complimento, lasciandolo dire e sfogare un pezzo, non essendo nè il luogo nè l'hora proportionata, essendo in Piazza su le 23 hore e mezzo, altro non dissi che: "S.re Ecc.mo, io la prego a sospender questo sdegno, che mostra meco, fino a domattina, che io venga a trovarla con più opportunità; che io son certo che ella scorgerà che io non l'ho offesa, se però non si stimassi offesa sua le lodi date al S. Galileo". Qui si rispondeva con una stravagantissima mistura di rinnovar meco i primi complementi; di passar poi, che io di lettere non potevo dar giuditio, e che per altro mi stimava, honorava, etc., ma in ciò che non mi reputava niente; di trascorrer poi alle lodi proprie, d'haver insegnato al Cardinal Bonromeo(1191) tutto quello che ei sa; di volersene lamentare col Card.l Barberino (parenthesi: V. S. rida fra tanto, perchè questa termina in commedietta gustosa); di tornar a vilipendere l'opinioni del S. Galileo, di vergognarsi di scrivergli contro; che haveva intese queste mie relationi da cavalieri principali: et il tutto con una rabbiuzza senile, di quei furoretti(1192) alati che presto si quietano, soggiugnendomi poi l'offerte della casa sua e di sè. Io replicai altra volta le medesime parole scritte di sopra, e che altro non le poteva esser stato detto se non quanto su 'l principio di questa commedietta ho scritto.
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