Ma spero che il Signor Luca non doverà ricusar ciò, perchè, a mio potere, tenderà più alla sua gloria che alla mia; nè io mi asterrò di celebrarlo, e di conceder la preminenza alle sue veramente divine inventioni; le quali sicome mi concitorono a bramar la sua amicitia, così mi faranno vivergli sempre servitore, et ammiratore del suo felicissimo ingegno.
Io rendo gratie a V. E. et all'amico mio carissimo(1207) delle provvisioni su che stanno continuamente per mia sicurezza contro alla malignità, la quale qua ancora non resta di macchinare, e tanto più quanto il nimico è più vicino(1208); ma perchè son pochi in numero, e della lega (che così la chiamano lor medesimi tra di loro) che V. E. può scorgere nelle loro scritture, io me ne burlo. È stato in Firenze un goffo dicitore, che si è rimesso a detestar la mobilità della terra; ma questo buon huomo ha tanta pratica sopra l'autor di questa dottrina, che e' lo nomina l'Ipernico(1209). Hor veda V. E. dove e da chi viene trabalzata la povera filosofia.
Ma io attendo a scriver assai, e i calcoli aspettano(1210), e mi ricordano la strettezza del tempo. Però augurando a V. E. il buon capo d'anno et molti altri prosperi e felici, mi conceda ch'io torni alla fatica, e m'impetri quindici giorni di proroga per complire con li Signori Lincei, de i quali tutti vivo divotissimo servidore; et a V. E. con ogni riverenza bacio le mani. L'istesso fa il Signor Salviati, dal quale doverà già V. E. haver ricevuto le lettere che l'ordinario passato gl'inviai per 12 Lincei.
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