Sin hora haverà veduto il S.r Demisiani(1219), quale partì volonterosissimo di salutarla.
Habbiamo qui Mons.r Vescovo di Bamberga(1220), orator Cesareo, Principe che con la potenza ha congiunta una somma bontà et humanità e grand'amor de' letterati. Mi s'è mostro amicissimo, et m'ha particolarmente ragionato di V. S. e dimandatomi delle cose celesti da lei scoperte, mostrando di farne quella stima che si deve; poi con grand'istanza mi [so]ggiunse, com'havrebbe potuto far ad haver un buon telescopio. Io me la passai con dir ch'in Roma non se ne poteano far buoni; ma ho considerato che se V. S. n'havesse alcuno di mediocre bontà, sufficiente in qualche parte alli spettacoli celesti, le sarrebbe, donandoglielo, di non poco honore, massime nella Germania, e n'acquistarebbe un buon amico, Principe delle qualità ch'ho detto. Potrei in tal caso io farglielo qui ben guarnire, e farglielo in suo nome presentar dal S.r Fabri nostro, che è suo suddito(1221) et intrinsechissimo. Quando non habbia questa commodità, m'avisi chi in Venetia ne lavora de' buoni, acciò possa veder di procacciargliene uno. Subito stampata l'opra di V. S., le ne farò dar una.
Faccio tuttavia sollicitar la stampa; e stampandose per una parte i rami, hora si stampa la seconda d'Apelle, dando tempo acciò V. S. avisi che le pare circa l'avertimenti del S. Valerio(1222). Bacio a V. S. le mani, aspettando con grandissima ansietà nova della sua sanità. N. S. Iddio la conceda con ogni contentezza.
Di Roma, li 18 di Genn.o 1613.
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