Ho tediato assai V. E.; finirò con restarle il solito servitore obligatissimo, e con baciarle le mani in nome del Signor Salviati.
Dalle Selve, li 25 di Gennaro 1612(1244).
Sono in necessità di far sapere a V. Eccellenza come havendo mostrato le due lettere mandatemi da lei(1245) a diversi amici letterati, sono state giudicate per finte, per del medesimo autore, e per di V. E., cosa che mi ha fatto maravigliare. L'istesso m'è accaduto poi qui col Sig. Salviati, al quale havendo io poi confessato il tutto in confidenza, e più detto che il medesimo giuditio havean fatto altri amici in Firenze, gli è caduto in consideratione, che venendo, stampate, in mano de' miei detrattori, se gli potrebbe dare un attacco di mordere terribilmente, opponendo che per palliare le mie menzogne(1246) mi fosse necessario l'andar con fintioni e fraudi ingannando il mondo; del quale artificio(1247) non sendo io punto bisognoso, bastandomi che solo si sappia la pura verità, pareva a detto Signore che ogni detto di V. E., mio e di altri, deve essere schiettissimo(1248) e nulla palliato; onde il contenuto di esse lettere, che per altro è piaciuto infinitamente, pareva che per avventura fosse stato meglio porgerlo sotto forma più libera, e sicura di non dar attacco alcuno alla malignità. Io però mi rimetto a quanto determinerà la sua prudenza, et in tanto si fanno maggiori i miei oblighi nel veder con quanto affetto ella invigili nel mio patrocinio(1249).
834.
LORENZO PIGNORIA a GALILEO in Firenze.
Padova, 25 gennaio 1613.
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