Per la legga et capo del quale, mi è sovenuto una impresa: et questa è un cammino senza sfogo della sua gola, nel quale facendovi fuoco, il fumo per quella non trovando esito, tornasse indreto e riempiesse la propia abitazione, nella quale si ragunano Gente a chui si fa notte inanzi sera. Ho letto ancora mezzo il Colombo accio, di quello suo Discorso contro a V. S.(1279), nel quale non so se si mostr[i] d'essere più sfacciato che igniorante; dove mi sono molto maravigliato, che i superiori lo comportino si sia lasciato stampare. Lui si vede che tutto fa per entrare in dozina; et io vorrei, per farlo arrabbiare, non ne ragionar mai. Non ò che dire altro, se non suplicarla a volermi bene al solito, et salutare il Sig.r Filippo e 'l Sig.r Amadori(1280): et si conservi sana, et solleciti a scrivere, perchè il tempo è breve. Et Dio la feliciti.
Di Roma, questo dì p.o di Febbraio 1613.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maAff.mo Ser.re
Lodovico Cigoli.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mioIl Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.
841**.
CRISTOFORO GRIENBERGER a GALILEO in Firenze.
Roma, 1° febbraio 1613.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. IX, car. 20. - Autografa.
Non ego hanc ad te scribo, Vir Observantissime, quod prima sit quam tibi deberi putem. Scio te literis obruissem, si quoties volui, toties te tuaque studia interpellassem. Quas iam pridem agere debuissem, aliquando tandem gratias ago quam maximas pro libello tuo, in quo verissime ingeniosissimeque de iis disputas quae aquis insident. Nec est quod hisce pluribus tua commendem, vel de ipsis iudicium feram.
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