Di V. S. molt'Ill.re e molto Ecc.teAff.mo per ser.la sempre
Fed.co Cesi Linc.o P.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re et molto Ecc.te Sig.or mio Oss.moIl Sig.or Galileo Galilei.
849.
LODOVICO CARDI DA CIGOLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 24 febbraio 1613.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. IX, car. 32. - Autografa.
Ecc.mo Sig.r mio,
Fui iarsera dal Sig.r Marcese Cesis, o per me' dire dal Principe Cesis(1297). Mi lesse la lettera da stamparsi avanti al libro: mi parve un poco di stile gonfio, ma questo poco importa; basta che mi parevano necessarie le cose che la diceva, anzi vi manchasse che del trattato del'aque, sebene alcuni avevano ingaggiato la lite, non era da chi havesse cognizione et di filosofia et di matematica insieme, et però non era meraviglia se vi era una sementa di molti spropositi. Dove il Sig.r Marcese rispose, che neancho quello che s'era detto, voleva, per non ecitare più la invidia(1298) de' malefici. Sig.r Galileo, quando e' si antivede il male, et che si può scansar, è prudenza sì; ma poi che così sconciamente si sono scoperti, non è più tempo, ma di voltare il viso alla fortuna e farsi vivo: non dico lei con il risponderli, anzi è stato errore in voce anchora, ma che ella attenda a scrivere le cose sue cor ogni sollecitudine, nè si lasci da questi ciarlatani rompere il corso, et in tanto non nieghi al Sig.r Principe lo stampare questa lettera al lettore, perchè a infiniti le cose già fuori non sono note, per la scarsità che ne avete fatta: anzi fatele tutte e vulgari e latini, per più farli crepare, et che ne sia insino su per le pancaccie.
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