Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII. car. 83. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio.
Mando a V. S. le venti dozzine di corde, conforme a quello ch'ella chiede; et per averle buone ho usato cor uno amico quella diligenza che io ho saputo, perch'ella venga servita. Se in altro la posso servire, comandi liberamente.
Fui da il Sig.r Principe Cesi, et ridemmo un poco dello aviso di cotesti babuassi; dei quali se quella immagine somiglia nissuno, lo diano al caso, et non a me, la colpa. Circa alla mia lettera che dice, ella mi ha favorito pur troppo in queste delle macchie del sole le quali ho lette com molto mio gusto. Non lo mostro ancora al Sig.r Don Virgino(1341), perchè il Sig.r Principe mi disse che io non gniene mostrassi ancora; se bene il Signore così ragionando a caso delle machie del sole, li dissi che V. S. me le haveva fatto osservare(1342), et che poi V. S. mi aveva detto che io non ne osservasse più, et come me le haveva fatte osservare di quella stessa sua grandezza, et dettomi il modo da farlo: dove egli mi domandò se io l'haveva quivi; et perchè non le haveva, che quando e' mi era comodo le portassi. Non c'è stato occasione. Li dissi ancho ch'ella mi scriveva che faceva non so che intorno alla [vedi figura luna2.gif]. Mi disse che lui aveva detto a V. S. che la facesse di rilievo, acciò gli ignioranti o i semplici ne restassino più facilmente capaci, et che V. S. era il primo matematicho che viva; dove fu Mons. Dal Borgo, che non la poteva sentire. Ma lo scuso, perchè è tutto del'Arcidiacano(1343), il quale mandò qua non so che de' libretti ultimi del Pippione(1344) contro a quello del'aque di V. S.
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