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      Che ella prema nello scrivere queste sua nella nostra lingua, mi piace; ma il consiglio è più per interesso della lingua, che della gloria di V. S. Però vorrei ch'ella le scrivessi, come ò già detto altre volte, et nell'una et nella altra lingua, perchè la latina è comune a tutte le nazioni; et di già la vede che il Velsero quasi gniene accennò improposito del finto Apelle, per intendere queste sue lettere delle machie del sole(1345). Però et il Nuncio Siderio et tutti fategli ristanpare e vulgari e latini, e suplischa in quello che lei ha manchato; et se delle passate non vole far lei, le mancha da farlo fare ad altri et altrove, et ella rivederli, acciò non siano manchevoli. Fatelo, fatelo, fatelo, et non manchate a voi medesimo, come havete fatto per il passato. Scrivete il vero senza passione et senza curarvi di adulare o cedere il campo alla fortuna, nè per loro ritardate il corso, sebene ci è pippioni come oche: ridetevene, Sig.r Galileo, come dice il Casa:
     
      Operar bene, e se ti incontra male,
      Alzar la testa e dir: Qual cosa fia;
      Perchè la fantasiaChe dal pensiero e da l'affanno è stretta,
      Non può producer mai cosa perfetta.
     
      Sento com molto gusto, appiè della sua lettera, del Reverendo (alla entrata si può dir Monsig.r Reverendissimo) Piovano di Fagnia: buon pro le faccia, et Dio le dia lunga vita da goderla, et che a noi ancora ne tochi la parte nostra, se però Dio mi darà vita et occasione di tornare costà.
      Circha al Sig.re Amadori, le cose sono tanto ristrette, che è una cosa più dificile che non crede, et questo da poco tempo in qua: pure non mi sono ancora abandonato, nè li darò risposta fino a che non sono risoluto o dentro o fuora.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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