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      Io li domandai quello che gli pareva di questo libro, che già lui haveva visto; e mi disse molto bene, e che in moltissime cose, tanto di questo come di quell'altro delle cose che stanno sull'acqua, era da quella di V. S. Degll'altri non ho sentito molto ragionare; dico di persone intendenti, come mastri e simili, perchè d'altri, come di alcuni scolari con chi io ne ho ragionato, non ne tengho conto, perchè dicono i maggior farfalloni che si possa sentire e si credano (come io gll'ho detto), con un mezz'anno di filosophia, per havere solamente sentito che è una cosa stravagante, voler dar contro a chi ci ha sudato su queste cose. Et io credo che questa cosa habbi a terminare come le Stelle o Pianeti Medicei, i quali in su del principio ognuno se ne burlava e gridava che era impossibile, hora nessun ne dubita.
      Quanto allo speculo, V. S. ha molto ragione, perchè fu mia mera strascurataggine; e per questa volta V. S. mi scusi, chè non ci incorrerò più di sicuro. Del resto io pregho V. S. a conservarmi in sua memoria, e resterò con pregarli da N. S. queste feste dello Spirito Santo felicissime, pregandola insieme a salutare il Sig.r Alessandro(1369), quando lo vede, come io fo a V. S., humilmente baciandoli le mani.
      Il mio mastro mi preghò che io dovessi intendere da V. S., se quelle pietre che V. S. haveva, che risplendevono, toccandole o stropicciandole, dove si toccava perdevano il lume; et havendo inteso che V. S. l'haveva date al Duca Cesi(1370), mi preghò che io dovesse vedere se lo potevo per alcun verso sapere.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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