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      Mi piace che Saturno habbia ricuperato le già smarite sue stelle; ma però mi duole che così io non possa sperare il ritorno della mia risplendentissima, perduta apunto nel tempo che queste con tant'altre si scopersero da nuovo, le quali, con un intiero cielo appresso, non possono ricompensare il mio inesplicabil danno, poichè senza di quella non distinguendo io il giorno dalla notte, vivo sconsolato in continue tenebre, restandomi per unico ristoro quella poca speranza ch'ella mi dà, che io debba rivederla l'autunno prossimo. L'affetto questa volta mi fa credere agli astrologi, sicome io la essorto prestar fede a' medici quando le dicono che, per risanarla, debba trasferirsi qui a pigliar i fanghi(1416).
      Baci si è affaticato per far li suoi vetri da 4 braccia, et sebene ne ha fatto buon numero, tuttavia niuno è riuscito a paragone del mio. Se egli avesse bisogno di essere sollecitato, non mancarei.
      Quanto alle equationi(1417), il bisogno nostro non è di minutie, anzi, per dirla, quanto all'hore et minuti siamo tutti d'accordo, et solo versa la questione sopra il giorno(1418), parendo ad alcuni che sia in tutti i luoghi lo stesso, et ad altri differente: però aspetto il mio stesso foglio segnato, per incontrarlo con altri mandati in diversi luoghi. In questa dificoltà io sono solo di upinione, et ho miei avversarii non solo i millioni ordinarii, ma ancora il P. M.(1419), il S.r Mula et da principio anco il Gloriosi, seben questo assai risservatamente, ma quelli con pretensione di haver dimostratione in contrario; dove io tanto credo il mio paradosso, quanto la prima propositione di Euclide.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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