Di più, in questa istessa alchimia del bucinare medesimamente compare un altro importantissimo inganno di non minor conseguenza: che seben quei molti coni, messi l'un dentro l'altro, a prima faccia par che faccino più del semplice, eguale al maggior di loro, la verità nondimeno sta altrimenti, perchè fa tanto per apunto li molti insieme quanto il semplice; con questa differenza, che quelli intorbidano più, in bucinando, che non fa il semplice, onde ha havuto origine l'errore.
Levatimi donque dinanzi questi intoppi et resomi l'oggetto più facile e piano, mi son poi chiarito senza molta difficultà di diverse cose, tra le quali basterà ch'io dica a V. S. queste due intorno la figura: che di due coni di base eguale, quello che ha maggior altezza avvicina più, et medesimamente bucina più; et di due coni di eguale altezza, quello che ha la base maggiore avvicina più, et bucina meno. Ma seben, come dico, l'avvicinarsi segue le proporzioni della base et della altezza del cono, nondimeno segue l'una e l'altra non con l'istessa proporzione, ma con molto minore della loro; sì che se uno di altezza o di base mi dà uno di crescita, due di base o di altezza mi darà molto meno di due di crescita. Quanto poi le dette proporzioni siano minori e quanto fra loro differenti, sì come non fa bisogno più che tanto il narrarlo, così io non posso per hora puntualmente dirlo: basta ch'io credo ben ciò per vero, che di questo accrescimento di suono si dia il termine, et forsi non molto oltre, fuor del quale, in quanto alla figura, qualsivoglia instrumento, benchè cresciuto in infinito, non può passare.
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