Quanto alle controversie nostre(1525), nec verbum quidem, cosa che mi fa stupire. I ritrovati meravigliosi di V. S. sono in notitia qua come cose lontanissime, sì che non se ne sa quasi il nome. Io non ho hauto altro che un assalto di un tale, che sta in casa del S.r Lusimbardi, quale mi affrontò con dirmi che Euclides videbatur diminutus, eo quia, cum dixisset, Totum maius est sua parte, postea non adiecit, Pars est suo toto minor. A tanto gran dimanda mi fu fatto un gran cerchio attorno de scolari, quali per affetto, o per burlare quello che m'interrogava, cominciorono a urtarseli, senza dir nulla, adesso, et egli, voltosi in dietro, disse loro: Ve ne mentite per la gola; io son huomo di farvi vedere chi sono con la spada in mano. Io quietamente, e con qualche gusto de' circonstanti, soggionsi che la mentita non valeva contro a quelli urti, che erano fatti per desiderio di sentire le nostre dispute; et in questo mentre appiccandosi questione tra certi altri scolari, si ruppe il nostro congresso. Hor V. S. giudichi tra chi forbici mi trovo.
Questi Signori Eccellentissimi(1526) non mancano di honorarmi oltra modo, ed io porto loro ogni riverenza; di modo che spero che le cose caminaranno bene, e tanto più se V. S. mi continuerà la sua buona grazia, come la prego instantissimamente. E li bacio le mani.
Dal Padre Presidente ho hauta la inclusa. V. S. veda come sono trattato, e procuri che sia mandata la lettera del Cardinale(1527); e quando li paresse bene passar parola con S. A., che per l'honore che io ricevo dalla sua servitù sono invidiato etc., faccia lei: in tutto mi rimetto al suo prudentissimo consiglio.
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