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      Non ho tempo da magnare a pena; fatico, e credo con frutto, perchè mi pare havere de' buoni et infervorati sugetti, a' quali ho promesso di leggere, quando sarà tempo, (così da molti ricercato) il libro delle cose che stanno a galla, e quello delle macchie del sole. Discorsi al lungo di V. S. col Sig.r Operario, che è un de' Castelli(1542), persona molto principale; ma come quello che non ha ancora visto nulla delle inventioni di V. S., ancorchè per altro si mostri di buon giudizio, mi dimandò se era vero delle Stelle Medicee e delle altre novità. Io li risposi, che quando S. S. havesse visto quello che V. S. homai haveva mostrato a tutto il mondo, non haverebbe hauto occasione di dimandarmi simil cose, ma sì bene di restare meravigliato e di questo e di mill'altre meraviglie. Egli mi ringraziò, e disse di volere vedere, con offerirmi ogni suo favore con molta gentilezza; e mezo trattassimo come parenti, havendomi fatto vedere certe scritture antiche di casa mia di Brescia. E veramente, oltre l'essere signore di gran stima in questa città, merita, al mio giudicio, ogni servitù per le sue nobili maniere.
      Starò aspettando con suo comodo qualche aviso, come mi ho da governare nella servitù col S.r Principe D. Francesco(1543). Mi perdoni se non scrivo più, perchè la campana suona e il cocchiere si vol partire. Bacio le mani al Sig.r Amadori con tutti cotesti miei Padroni, e fo riverenza a V. S. ricordandomeli discepolo, figliuolo e servitore obligatissimo. L'istesso fa Gio. Batta, quale ha per discepolo di matematica il suo dottore di logica con quattro altri signori.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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