Vorrei sapere se V. S., che ha ricercato così diligentemente tutte le regioni celesti, ha per avventura osservata col canone, o sie telescopio, la stella nuova che è nel petto del Cigno, per vedere se a sorte vi si scorgesse qualche differenza dalle altre stelle. Mi par di vedere che V. S. appruovi le oppenioni del Copernico; e pur io crederei che le osservationi che si fanno col cannone circa Venere e le Stelle Medicee e le macchie del sole più tosto provassero la flussibilità della materia celeste, onde par che più tosto venga ad essere più provabile l'opinion del Ticone.
V. S. mi scrive ch'io le dica quel che non mi sodisfa nel trattato delle cose che stanno su l'acqua; et io l'assicuro che tutto quel Discorso mi parve dottissimo e bellissimo. Vi hebbi un sol dubbio, fondato(31) su che io sempre supposi per verissimo che il giacchio fusse acqua condensata, il quale perciò havesse maggior peso dell'acqua, che per consequenza doverebbe andar a fondo; dal qual errore mi tolse il S.r Filippo, dicendomi che il giacchio occupa maggior luogo dell'acqua: il che io poi anche provai per isperienza, e gli dissi la mia oppenione(32), come possa essere che il giacchio si faccia dal freddo che condensi l'acqua e che ad ogni modo egli occupi maggior luogo; perchè si condensa non uniformemente, ma più tosto in diverse parti, fra le quali restano delle parti più rare, onde egli tutto insieme viene ad essere più raro dell'acqua, la qual difformità de parti è caggione che il giacchio perda in gran parte la diafaneità; et io credo haver a bastanza provato al detto S.r Filippo che tutti i corpi son diafani, la cui materia è totalmente uniforme, cioè non più rara da una parte che dall'altra.
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