Occorrendo scrivere, indrizzi le lettere(47) alle Schole Pie.
Di Roma, a' 28 Febraro 1614.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maServo Aff.mo nel S.re
Antonio Santini.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.r Oss.moIl S.r Galileo Galilei, in
Firenze.
980.
FEDERICO CESI a GALILEO [in Firenze].
Roma, 1° marzo 1614.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. IX, car. 145-146. - Autografa.
Molt'Ill.re e molto Ecc.te Sig.r mio Oss.mo
Nel tardare la risposta di V. S., andavo dubitando le mie lettere fossero a sorte smarrite, il che mi sarebbe dispiaciuto; ma molto più, e senza comparatione, duolmi la cagion del trattenimento, che nella sua cortesissima, hor a punto ricevuta, sento: chè ben sarebbe tempo che, a forza degli ardenti desiderii di tanti che l'amano et a utile delle buone e vere scienze, cessassero l'importune indispositioni di travagliar V. S. Hor sia lodato Iddio che sta meglio, e viene la miglior stagione a giovarle.
Il S.r Colonna m'ha significato che in Napoli un frate, in una sua opra di cose teologiche e miste, s'era posto con molta collera e risolutione a riprovar li scoprimenti di V. S. e particolarmente i nuovi Pianeti, come pregiudiciali al Settenario e non figurati nel Candelabro; ma che crede non sia per far altro, parendoli haverlo a bastanza dissuaso con le raggioni e spaventato con l'esperienze.
Intesi qui in una conversatione che un poeta moderno (credo barzellettista, benchè nè anco potei intenderne il nome) componeva sopra i nuovi Pianeti in lode d'un Principe, alludendo con essi (non altrimente che s'egli ci havesse qualche ius sopra) al'arme di quello stellata, servendosene a suo modo, senza nomarli Medicei.
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