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      Hora non la tediarò più a longo. N. S. Iddio le conceda il compimento della sanità et ogni contento. Bacio a V. S. di tutto core le mani, e la prego a commandarmi.
     
      Di Roma, il p.o di Marzo 1614.
      Di V. S. molt'Ill.re e molto Ecc.teS.r Galilei.
      Aff.mo per ser.la sempreFed.co Cesi Linc.o P.
     
     
     
      981**.
     
      BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
      Pisa, 5 marzo 1614.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. III, T. VII, 2, car. 28a e 28b. - Autografa.
     
      Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.r mio,
     
      Ho sentito quel dolore che V. S. si può imaginare per la nova della sua indisposizione, tanto, come mi scrive, peggiorata. Per amor di Dio, Sig.r Galileo, lasciate andare tutte le stelle in malhora, e conservatevi la sanità, chè questa importa a V. S., a me, ed a tutti gli suoi cari. Io, che non patisco punto, osserverò con gli occhii del corpo; e lei con quelli dell'intelletto potrà conoscere senza danno quanto hora con tanto pericolo contempla.
      Il primo di Marzo, la sera, osservai gli Pianeti Medicei, e ne feci la qui inclusa descrizione, notando le declinazioni, come V. S. potrà vedere. Li mando a punto quella che notai originale(54), acciò possa conoscere che io non mi ingannai punto in notare le strane declinazioni di queste Stelle, che è finalmente quella a punto che lei mi ha mandata, senza che io possa conoscervi una minima differenza. Il secondo giorno fui assasinato dalle nuole. Il terzo, a quattr'hore dell'oriolo comune, stando la Spica della Vergine alta dall'orizonte gr. 28, osservai Giove in questa costituzione[vedi figura 981a.gif]


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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