La sustanza interna de' pianeti potrebbe esser diafana; ma bisogna di necessità por la superficie loro ruvida, la qual ruvidezza rende agl'occhi nostri opaca qualunque materia trasparente: talchè, per quel che appartiene a noi, non credo che possiamo comprender tali corpi se non come opachi quanto una pietra, e che, in conseguenza, come tali devano esser giudicati e forse creduti, non apparendo ragion alcuna sin qui per la quale si devino stimar essenzialmente diafani, ma resi poi opachi con l'asprezza della superficie.
Non ho per ancora osservata la stella nuova del Cigno: lo farò se mai verrò in stato di potere star all'aria notturna, a me di presente perniziosissima.
Quanto all'opinione del Copernico, io veramente la tengo sicura, e non per le sole osservazioni di Venere, delle macchie solari e delle Medicee, ma per l'altre sue ragioni, e per molt'altre mie particolari che mi paiono concludenti. Che poi la sustanza celeste sia tenuissima e cedente, io l'ho creduto sempre, non havendo mai sentito forza alcuna nelle ragioni che s'adducono per provar il contrario. Nell'opinione del Ticone mi ci restano quelle massime difficoltà che mi fanno partir da Tolomeo, dove che in Copernico non ho cosa alcuna che mi apporti un minimo scrupolo(66), e men di tutte le instanze quelle che fa Ticone contro alla mobilità della terra in certe sue lettere(67).
Il pensiero di V. S., di scaldar tanto con 2 ferri, mi è parso bellissimo, e credo che il modo sia altrettanto ingegnoso; il quale io sentirò volentierissimo, quando V. S. havrà determinato di farne parte ad altri amici suoi.
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