Bastimi dire a V. S. che le assertioni da me scritte sono vere nella maniera apunto et al proposito che le scrissi; il calcolo di Apelle, errato nel modo che lo considerai; le lettere di lui, piene di errori, tra' quali inescusabilissimo è quello di credere che si possi instituire una solennità per tutto il mondo, senza che nella celebratione tra due luochi vicini o contigui vi sia effettual differenza, non dico di denominatione, ma ben di un giorno di tempo. Perde il semplice Apelle il tempo, la carta et l'inchiostro, in provare le cose chiarissime, forse per dare ad intendere a' semplici di essere difensore della verità; conculca il parlar commune con le puntualità indivisibili mathematiche per cavillare contra chi parla sodamente; et poi mette in disputa le cose dimostrative, concludendole con falsità, confidato per aventura nel suo nome incognito, come gli auttori del Filotheo(93) et del Squitinio(94), ma invano, perchè si sa benissimo chi li scrisse, et con qual affetto et interesse.
Mi duole solamente che per questa occasione dispiacevole mi si convenga scrivere a V. S. et parlare in tal modo di amico, sicome credo, amato e stimato molto da lei: ma non si meravigli se io, per questa volta et in questo caso, non posso concorrere con l'affetto et voler suo, poichè, sicome debbo lodare l'amicitia et la stima che ella fa di lui per haver sempre dimostrato seco buona dottrina et usato termini civili, così parmi meritar scusa se essendo egli stato meco in tutto contrario, habbia in me partorito effetto diverso.
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Apelle Apelle Filotheo Squitinio
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