Oltrechè, seben V. S. Ecc.ma è savia e prudente, tuttavia (mi perdoni) se ha fatto tanti disordini in pregiuditio della sua sanità, come potrei annoverarglieli et biasmarli senza ch'ella se ne ressentisse? Parlo di quelli che son manifesti et non hanno dubbio; che quando volessi discorrere anco sopra infiniti altri, fondati sopra la divulgatione, temerei di perder la sua gratia, quando l'affetto mio amorevole verso di lei, che mi persuadesse a parlar seco liberamente, non mi dasse speranza di escusatione appresso di lei. Tuttavia, acciò sappia ch'io desidero servirla, quando si compiaccia confermarmi da nuovo il desiderio suo, mi accommodarò a quanto mi comandarà. Ben desidero che mi proponga qualche zifra over calmone per poter discorrere liberamente et impugnare l'oppinione de' medici; sebene quando anco ella si risolvesse di curarsi con li fanghi, raccordati da me(129), non è possibile più havere quelle commodità che s'hebbero altre volte: si converrà trovar casa et pagar l'affitto, et in conclusione la cura passata non sarebbe da mettere con la futura. Se a bocca potessi trattar seco questo negotio, mi darebbe l'animo nel discorso riuscirle un Galeno: dico nell'indovinare, ma non già nel curare, il suo male; poichè quando, o per l'età o per li disordini, si perdono certi benefitii della natura, non può il medico provedervi con l'arte. Non altro. A V. S. Ecc.ma baccio la mano.
Il S.r Gaio dà all'arma perchè non ha risposta della sua lettera(130); nè ha accettato la escusatione fattali per lei, dicendomi che poteva far scrivere per mano d'altri.
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S. Ecc Galeno S. Ecc Gaio
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