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      La grazia dunque ch'io desidero è due cristalli proporzionati ad una fabrica d'un telescopio: intorno alla quale avendomi io travagliato, benchè con qualche ragione nella teorica, come sarebbe a dire proporzionando il concavo al convesso, con li gradi dell'ombra retta per congregare, e li gradi dell'ombra versa per disgregare, o vogliam dire parte concava, e tutto questo mediante la partizione del quadrante; tutta volta, perchè in questa benedetta città non ho la commodità dell'operazion prattica de' vetri per incavarli ed abbozzarli, conforme richiederebbe il bisogno, non ho potuto far cosa perfetta. E credami il mio S.r Galilei, che 'l desiderio d'aver un istromento perfetto, d'altro non mi vien cagionato, se non dall'aver letto le 3 sue pistole intorno alle macchie solari, inviate al'Ill.mo S.r Marco Velseri; perchè avendo osservato, con questo istromento ch'io tengo, dette macchie quasi per due mesi, non posso accertarmi, mediante l'imperfezione dello stromento, di quanto io intorno a ciò desiderirei; e però non ardisco a dir cosa intorno a dette osservazioni, sì come nè anche gli huomini co' quali ho dette osservazioni comunicate, benchè huomini di qualche garbo, se ne possono assicurare. Ben sì godiamo tutti del modo che V. S. nella 2a lettera insegna per poterle vedere, maravigliandoci dell'Apelle, ch'avendosi avvicinato tanto al detto modo, non avesse quello accertato. In quanto poi a gli scritti di V. S. e dell'Apelle, li dico ingenuamente, e per lo mio debole parere e per quello di molti altri di qualche stima, è troppo grande la differenza.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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