Aff.mo per ser.la sempreFed.co Cesi Linc.o P.
1043**.
ANTIOCO BENTIVOGLI a GALILEO in Firenze.
Osimo, 21 settembre 1614.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. IX, car. 200.- Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio,
Da molti giorni in qua leggo con grande ammiratione et indicibile delettatione li mirabili discorsi di V. S. intorno alle macchie solari; le quali se bene da principio mi parvero assai dificili a credersi, come nuovi et diversi dalla commune et già invecchiata opinione non dico del vulgo ma anco di huomini dotti, nondimeno per le molte osservationi da me fatte et diligentemente esaminate so' sforzato confessare che V. S., non solo come Linceo, ma come un altro Prometeo, sia veramente salito nel cielo et habbi penetrato le più secrete cose che possono riconoscersi in esso: onde ringratio Iddio che per mezzo di V. S. habbi voluto me ancora far partecipe di cognitione così rara et per tanti seculi occulta. E perchè nessuno virtuoso suole esser scortese, mi sono hora mosso, per l'amore che porto alle sue virtù et per desiderio che ho di essergli servitore, a scrivergli la presente, con dargli anco qualche raguaglio di quello ch'io sento intorno a questa nuova et rara dottrina; et se si degnarà rispondermi, conferirò anco per l'avvenire quanto con il mio debbole ingegno mi sarà concesso conoscere.
Dico dunque che le macchie da V. S. osservate nel disco solare, veramente si vedono; ma non però credo, come nè meno lei affirma, che quelle siano nella sostanza o corpo del sole, non parendo convenevole che nel fonte della luce possa esser tal mancamento; et poi, se vi fussero, non sarriano mobili, come sono: nè meno terminarei quanto a quello siano vicine, potendo esser più et meno, senza dare inconveniente alcuno.
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